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SORGO ROSSO
(HONG GAOLIANG)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 novembre 1989
 
di Zhang Yimou, con Gong Li, Jiang Wen (Cina, 1987)
 
Dei film messi in scena dai direttori della fotografia si diffida da sempre. E Zhang Yimou è certamente un grande specialista: la fotografia di TERRA GIALLA, il capolavoro di Chen Kaige presentato a Locarno (nel 1985, l'anno di HOHENFEUER) in quello che si conferma essere uno dei momenti più alti in assoluto della mostra ticinese, era infatti firmata da lui.

C'è un filo sottile che lega TERRA GIALLA, il film che ha rivelato all'Occidente la nascita di un nuovo cinema cinese, a questo SORGO ROSSO. E sembra proprio sottolineare la personalità di Zhang Yimou: l'intervento radicale del fattore formale, il taglio imperioso dell'elemento estetico, la stilizzazione estrema - quasi una ricerca grafica - all'interno del racconto.

E sembra quasi (la provano i film successivi di Kaige, fino al terzo, IL RE DEI FANCIULLI) che, senza Yimou alla fotografia, il più celebre Kaige perda quel gusto per la ricerca dell'assoluto, quell'itinerario verso l'astrazione che contraddistingue anche questo SORGO ROSSO. Il rischio per questo genere di cinema è ovviamente quello dell'estetismo. E SORGO ROSSO non sempre riesce a sfuggirgli: ci sono dei momenti (l'inizio ad esempio, con la sposa venduta dal padre per un mulo, che viene spedita in portantina allo sposo attraverso la campagna) nei quali la ricerca della stilizzazione è perfettamente al servizio dell'idea. Dove l'alternarsi della dolcezza e della violenza, o l'intervento clamoroso del colore sottolineano puntualmente il discorso dell'autore.

Altri, come l'ondeggiare che tutti sanno sensuale delle messi nei campi, il costante ritorno ad un rosso semplicisticamente violento, o edonistico e poi erotico, o simbolicamente rivoluzionario, nei quali la pretesa di intervenire imperiosamente sull'immagine si pone ai limiti del compiacimento fine a sé stesso.

SORGO ROSSO conferma l'esistenza di una scuola e di un'idea cinematografica ben precisa. Basta osservare come Zhang sconfini dalla leggenda alla realtà: come trasformi la sua eroina, da una specie di favolistica Cenerentola d'altri tempi in una donna ben inserita nei costumi del suo popolo, descritti con precisione quasi documentaristica. Poi, progressivamente, in un individuo perfettamente cosciente del trapasso storico e sociale del quale è testimone: in una donna insomma, come si usa dire, moderna.

Conferma anche, SORGO ROSSO, le tentazioni di un cineasta d'indubbio talento linguistico: che non dovrebbe però scegliere la sue protagoniste come fossero (piacevolissime all'occhio, ma è un altro discorso...) levigatissime top-model, appena giunte in campagna da Shangai. E contrabbandare per ricerca di stile ciò che è soltanto impiego di filtri colorati.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

 
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